Rio Magdalena
Siamo un po’ delusi mentre armiamo il tangone per la prossima traversata “difficile”.
Non ci sono altri ormeggi sicuri lungo la costa e quindi dobbiamo superare il Rio Magdalena, che viene descritto come un passaggio pericoloso per lo sue onde ripide e per gli innumerevoli oggetti galleggianti portati in mare dal grande fiume.
Una teoria sostiene che si debba attraversare la zona dell’estuario passando almeno 5 miglia al largo mentre l’altra dice che di deve assolutamente passare sotto costa. Sicuramente dipende dalle condizioni del mare.
Le due concordano invece nel dire che il passaggio vada effettuato di giorno per aver modo di vedere i pericoli galleggianti per evitarli.
Da qui il nostro essere “fuori Timing”. Pensando di fermarci a Taganga siamo partiti tardi ed ovviamente passeremo il fiume di notte. Fantastico!
La navigazione è gradevole. Mare poco mosso, vento 15 nodi, cielo velato così non si scoppia di caldo, tutto va benone!
Di fatto stiamo attraversando un’enorme baia e quando rivedremo terra a sinistra della prua, allora saremo vicini al fiume.
Verso fine pomeriggio l’acqua comincia a cambiar di colore ed una corrente contraria di due nodi ci fa percepire la prossimità dal fiume ben prima di aver avvistato terra.
Nei giorni scorsi non ci sono state grosse piogge e probabilmente non ci saranno troppi tronchi galleggianti a minacciare la nostra navigazione.
Cala il sole mentre siamo a poche miglia da Barranquilla: la città sorge sul fianco del fiume che é navigabile per 1600 chilometri ed ha un porto commerciale molto attivo. Così ci mettiamo anche il traffico navale a complicare la cosa. Navighiamo in un mare corto e ripido al gran lasco quando, proprio dietro di noi, comincia a strutturarsi una linea temporalesca scura e tuonante che si avvicina a vista d’occhio.
Ne seguiamo l’evoluzione al radar e non si presenta per niente bene.
3 Miglia, 2 miglia, 1 miglio all’impatto…manovriamo!
Difficile sapere cosa c’è sotto una linea temporalesca, vento a raffiche, pioggia, fulmini…roba brutta che meno dura meglio è.
Chiudiamo il genoa e mettiamo motore per manovrare contro la linea cercando di attraversarla nel suo punto più stretto.
Risaliamo contro vento con randa e motore e sommando la nostra velocità a quella della linea ne dovremmo uscire in una decina di minuti.
Sembra un’eternità! La barca sbanda sotto le raffiche violente mentre tutt’intorno un circo di lampi illumina il cielo. Sarebbe anche bello se non fosse così terrificante.
Lasciamo passare il temporale e ci rimettiamo in rotta dietro la linea. Pensiamo di essere tranquilli, ma nel giro di poco altre due linee temporalesche si uniscono alla prima provenienti da due direzioni diverse…Sarà mica un meeting di temporali?
Insomma, per farla breve questa robaccia si chiude a ferro di cavallo davanti a noi senza accennare a spostarsi e regalandoci uno degli spettacoli pirotecnici più grandiosi che abbiamo mai visto.
La distanza tra noi ed i temporali diminuisce man mano che avanziamo, segno che sono stazionari.
Non ci sono mai piaciuti i temporali e non ce la sentiamo di attraversarli.
Dirottiamo di nuovo contro il vento e contro il mare che nel frattempo si è ulteriormente ingrossato, con l’idea di attendere fino al via libera del cielo.
Motore a 1000 giri e randa bordata al centro, cercando di non avvicinarci troppo al fiume per non trovarci nella rotta delle navi in manovra e cercando di non scadere né troppo al largo né troppo sottovento per non entrare nell’arco temporalesco che ci circonda.
Credo che questa nottata ce la ricorderemo per un pezzo e che la Coast Guard potrà aspettare a lungo prima che si rifaccia zelo radiofonico.
1 commento:
Ohi ohi siete riusciti a terrorizzarmi. La ricordo bene Marco la tua faccia seria che scruta le vele ... durante la traversata Venezuela-Martinica ...
e a confronto mi sembra di capire che non fosse niente!
Un bacione
Vero
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