lunedì, novembre 30, 2009

Partenza da Cartagena!

Siamo partiti da un paio d’ore dalla baia di Cartagena, emozionati e felici di riprendere il mare per le ultime 200 miglia di questo lungo viaggio.

Navighiamo con poco vento al lasco e spingiamo anche un po’ col motore per creare vento apparente e stabilizzare la barca che tende a rollare per l’effetto di un mare decisamente sproporzionato, quando sentiamo una chiamata via radio.

Non capiamo bene di chi si tratta, ma chiamano una barca a vela in una posizione che, con qualche decimo di approssimazione, corrisponde alla nostra.

Rispondiamo.

Cerchiamo dapprima di capire di che cosa si tratta e se siamo effettivamente noi quelli che cercano di contattare.

Si scopre così che siamo su una rotta che incrocia quella di una nave che traina 10 chilometri di cavi che sta conducendo studi sismici e che dovremmo cambiare rotta per non passare sui cavi che emettono raggi pericolosi!!!

Uauuuu! Che storia fantascientifica!!!

In realtà abbiamo già visto quella nave ed è della stessa serie di una nave dell’ENI che ho visitato anni fa, specializzata in prospezioni acustiche di giacimenti petroliferi.

Effettivamente la nave emette una serie di esplosioni ad aria la cui eco viene ricevuta da un array di idrofoni lungo diversi chilometri.

Sono piuttosto contrariato. La rotta di sicurezza è 350° il che vuol dire esattamente con mare in prua, inoltre per far passare nave ed idrofoni ci vorrà più di un’ora, e questo ci mette stretti col timing che già non era dei più favorevoli.

Richiediamo rotta e velocità della nave per valutare un passaggio di prua ma niente da fare. Se anche spingessimo a 8 nodi non riusciremmo a passare in tempo. Non ci resta che manovrare.

Per fortuna il comandante della Western Trader, che deve essere un velista, ci dà rapidamente una serie di spezzate per ridurre il nostro tempo contro vento e per rimetterci in rotta il più rapidamente possibile. Perderemo comunque quasi un’ora però siamo contenti perché già dalla terza spezzata è salito un bel vento e possiamo metterci a vela.

Siamo al gran lasco e corriamo a 9 nodi su delle onde enormi che anche Pablo passa dei bei quarti d’ora ad ammirare attaccato alla rete di poppa. Quando una più grossa scuote la barca si volta e dice “onda, gande!” poi torna a guardare la scia di schiuma lasciata da Aquarius.

Per cena ci facciamo dei rigatoni al ragù, gli ultimi per diversi mesi. La luna è quasi piena ed illumina il mare di fronte a noi. Orione è giusto allo zenith ed è una strana sensazione sentire con quanta forza il Mar dei Caraibi spinge le onde negli ultimi metri della loro grande corsa… Perché siamo quasi a Panama e qui le onde devono loro malgrado fermarsi!











martedì, novembre 10, 2009

domenica, novembre 01, 2009

Cartagena!!

Ultima tappa! Ci siamo svegliati presto per avere tutto il tempo di arrivare a Cartagena in giornata. C’è poco vento ma riusciamo ugualmente a fare 5 nodi a vela su un mare piatto che nulla ha a che vedere con quello che ci ha shakerato l’altra notte.

Mettiamo il mini tendalino per fare ombra sulla tuga di poppa. Pablo sguazza nella sua vaschetta ed io metto a mollo il calamaro per vedere se riesco a prendere un pesciolino per il mio bambino. Siamo tutti in relax sorvegliando la navigazione al computer quando, zzzzzzzzzzzzhhhhhiiiiiiiiii la lenza parte come un razzo. Un’occhiata allo scandaglio, siamo su una decina di metri. Ma cosa può essere a questa profondità? Rallentiamo l’andatura nascondendo il genoa dietro la randa e cominciamo a recuperare la lenza. Il pesce è grosso e tira verso il basso. Siamo obbligati a recuperare la lenza in due: io tiro su a mano ed Enrica recupera con il mulinello.

Ci vorrà più di 15 minuti per arrivare ad una decina di metri dalla poppa…e non abbiamo ancora visto di che pesce si tratta!

Enrica teme che sia un grosso barracuda, che a parte i denti, è anche un pesce che mangiamo poco volentieri quando è oltre i tre chili.

Io sono fiducioso. Dal comportamento non mi sembra un barracuda e continuo a tirare cercando di ammortizzare gli strattoni.

Finalmente il pesce viene a galla. E’ enorme! E non è un barracuda ma uno splendido carangide.

Un colpo di raffio ed in un attimo lo tiriamo su. E’ sempre un momento un po’ di tensione: il bestione che si dimena, l’amo che rischia di liberarsi e di catturare uno di noi, Pablo che vede il pesce e dice HHAAAMM! Insomma abbiamo il nostro bel daffare.

E’ un esemplare di Caranx Hippos da 5.5 kg che scopriamo essere reputato per la qualità delle sue carni rosse e compatte.

Nel giro di una mezz’ora il pesce è sfilettato e messo sottovuoto, tranne un bel pezzettone che viene proprio buono da fare a cena. Non possiamo fare a meno di ricordarci dei pesci non comprati a Calvì in Corsica l’estate del 2008 per la modica cifra di 50 euro al chilo. 50x5.5= 275 euro! Poffarbacco! Che ne dici Nello?

Speriamo sia un preludio alla pesca di San Blas.

Ci avviciniamo a Cartagena! Quante volte ci siamo immaginati questo momento.

I grattacieli sul mare ci accolgono come un pugno dopo tutti questi giorni di navigazione lungo la costa quasi deserta della Colombia pero' quest’aria quasi tipo Miami non ci dispiace.

E’ domenica e costeggiamo la spiaggia di Boca Grande piena di gente e colorata di ombrelloni. I ragazzini sugli Optimist, i motoscafi coperti di ragazze e di crema solare, ed il muro!

Si! Gli spagnoli costruirono un muro sottomarino ad un metro sotto la superficie per proteggere la città dai possibili attacchi condotti attraverso l’ingresso di Boca Grande.

Di recente, per permettere il passaggio alle piccole unità, è stato aperto un varco di una quindicina di metri che dovrebbe essere segnalato da due boe.

E’ perfetto perché questo ci evita il giro da Boca Chica con un risparmio di almeno due ore.

Di boa ce n’è solo una rossa. E’ bene tenere a mente che qui si usa il sistema americano detto RRR (Red Right Return) ed il rosso va lasciato a destra entrando.

Costeggiamo grattacieli e palazzi di lusso sul mare fino al canale d’accesso nella baia interna.

La Madonna del mare ci dà il benvenuto e le barche all’ancora ci indicano la zona di ancoraggio.

Pablo si guarda intorno con gli occhi grandi di curiosità. Noi non vediamo l’ora di andare all’incontro con la città più bella del sudamerica.

Aquarius getta l’ancora davanti allo yacht club dove si riposerà per qualche settimana.

Noi siamo soddisfatti, felici di aver portato a termine un viaggio importante e fieri di aver vissuto in tre quest’esperienza straordinaria.