Cabo de la Vela
Salpiamo presto per arrivare prima di pranzo al Cabo de la Vela…che se si chiama così una ragione ci sarà. Infatti navighiamo con vento teso in poppa lungo la costa arida e disabitata. Il paesaggio è desolato ma di una desolazione bella, armonica con colori che spaziano nelle tonalità tra il giallo ocra ed il marrone chiaro. Il mare resta opaco anche al largo e fa un certo effetto navigare a 9 nodi in un acqua marrone assolutamente impenetrabile.
Il cabo termina con un’isoletta ma i fondali sono riportati franchi nel passaggio a terra. Doppiata la punta ci troviamo davanti ad una baia immensa con una spiaggia fatta ad arco lunga almeno 4 chilometri. Ci sembra di vedere una miriade di capanne sulla spiaggia. Sono tutte ben allineate, tutte uguali con il loro tetto a due falde rivestito da foglie di palma.
Il fondo decresce lentamente verso la spiaggia e decidiamo di dar fondo la dove la batimetrica dei 5 metri passa più vicino alla riva.
L’ancora saltella per un po’ e ci tocca riancorare. Al secondo tentativo prende bene e la diamo per buona. Il fondo è formato da lastre di corallo inframmezzate da sabbia. Quanto di peggio ci possa essere per metterci un’ancora.
Bene, qui mi sa che ci resteremo qualche giorno ed allora mettiamo in acqua il gommone e ci prepariamo per una gita a terra. Si, ma domani però!
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